Gengive infiammate e gengivite espulsiva: di cosa si tratta?
Molto spesso si legge su Internet o, si sente parlare, di gengivite espulsiva. Di cosa si tratta davvero?
Gengivite espulsiva: Di cosa stiamo parlando
Il termine gengivite espulsiva viene adottato per indicare una patologia ormai nota e comune, una volta definita anche con il termine di piorrea: la parodontite. La definizione “gengivite espulsiva”, tuttavia, non è propriamente corretta. Va infatti ad accostare due condizioni ben distinte. Da una parte la gengivite, che è la condizione infiammatoria iniziale del paziente che può evolvere in parodontite; dall’altra, l’”espulsione del dente” (ovvero la perdita del dente), che è il sintomo finale di quella che è la parodontite.
Gengivite e parodontite, in accordo anche con la nuova classificazione delle Malattie parodontali e perimplantari stilata nel 2017 a Chicago, possono essere due condizioni collegate, ma ben distinte. Accostarle con il termine di gengivite espulsiva è errato e può creare soltanto confusione.
Gengive infiammate: Che fare
La gengivite si presenta con un’importante infiammazione e alterazione delle gengive. Sintomi della gengivite sono gengive arrossate, gonfie e senza il caratteristico aspetto a “buccia d’arancia” (a causa dell’aumento della vascolarizzazione, indotto dall’infiammazione) e, nei casi più gravi, sanguinamento gengivale.
Le cause dell’infiammazione gengivale sono principalmente dettate dall’ aumento della placca batterica e, in alcuni casi, da cause specifiche, come gli sbalzi ormonali durante la gravidanza.
Nei soggetti suscettibili, la gengivite potrebbe svilupparsi in parodontite: malattia infiammatoria che, nel peggior dei casi, può condurre fino alla perdita dei denti.
Per tale motivo è importante non sottovalutare i cambiamenti estetici e funzionali delle nostre gengive e rivolgersi ad uno specialista della parodontite. Infatti la gengivite, nel soggetto suscettibile alla parodontite, è la fase che precede la comparsa della parodontite.